Del clima olandese, ovvero: delle bestemmie

Il meteo è diventata la mia app preferita, qui in Olanda. 

Il che è ironico, perché in Italia non lo guardo mai, e alzo gli occhi al cielo ogni volta che mia madre – in tempi di internet e smartphones – pretende un religioso silenzio quando in tv ci sono le previsioni del tempo. Be', sarà il karma, che vi devo dire: so solo che ci butto l'occhio ogni mezz'ora, più o meno. 

Che poi, penso si tratti del meteo più inaffidabile in cui mi sono mai imbattuta. Quello "a lunga distanza" in particolare: lunedì scorso dava pioggia per domenica (domani), poi sole, poi nuvoloso, e oggi dà la neve o il ghiaccio, non ho capito bene. Ma anche le previsioni della giornata cambiano di ora in ora (il che giustifica parzialmente la frequenza con cui le guardo): praticamente qui in Olanda viviamo in un marzo perenne... peggiorato dal fatto che si va in giro in bici. 

E infatti sono due giorni che faccio l'en plein: ieri pioggia mentre andavo al lavoro, oggi grandine mentre tornavo dal mercato all'aperto. Il che mi ha permesso di scoprire che – se non picchia forte, chiaro – la grandine è molto meglio della pioggia: perché rimbalza e schizza via, mentre la pioggia ovviamente ti infradicia come un pulcino, se non hai una di quelle mantelle protettive che ti fanno sembrare un troll gobbuto. Tant'è che ieri - arrivata in ufficio dopo un quarto d'ora da incubo di pioggia in faccia, occhiali fradici, mani gelate (e sì che porto sempre i guanti) e sopratutto jeans zuppi incollati alla pelle da metà coscia alle caviglie, maremma ladra, ho dovuto ricorrere ad una soluzione di emergenza: via i jeans e scialle usato come gonna di fortuna, tanto in ufficio siamo in due e con la porta chiusa e le gambe sotto la scrivania non si accorge nessuno. 

E alla fin fine – passato il freddo e il bagnato – ho scoperto che al netto dell'incazzatura mi veniva da ridere. E l'ho fatto.

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